Torna all’indice di Psicologia e Salute n°1 Vecchia Serie


 

Le insufficienze mentali.

Maria Assunta Giusti


Il bisogno di ascolto, di essere persona, non si esaurisce né diminuisce con il calo delle attività intellettive. Prestiamo attenzione al bambino, non solo alle sue prestazioni.

Quando osserviamo un gruppo di bambini che giocano in un parco, o gli allievi di una classe; o semplicemente i nostri figli, scopriamo comportamenti, espressioni e risposte differenti e specifiche per ognuno di loro.
Ci accorgiamo se un bambino è più intraprendente od uno più impacciato, se uno fa ancora il piccoletto o se si atteggia a grande.
A volte non comprendiamo le loro reazioni, o le troviamo esagerate, in difetto od in eccesso rispetto alla situazione ed alla loro età.
Ogni bambino è un mondo da scoprire e presenta sfumature sue, che derivano dal suo temperamento di base, dalla personalità che si va costruendo, dall'ambiente socio-culturale da cui proviene e dalla famiglia. Quando un operatore deve farsi un'idea di un piccolo, deve prendere in considerazione tutti questi aspetti. Il maestro dovrà studiare il carattere dei suoi allievi, e le loro capacità, caso per caso, in modo da poter adattare l'insegnamento ed il programma alla sua scolaresca.
Non sempre, anche se della medesima età, una classe può godere di una certa omogeneità, anzi quest'ultima è spesso un'eccezione. E' molto più probabile che ci si trovi di fronte a necessità quasi singole, ed è questo il caso in cui sia l'insegnante che il genitore possono usufruire di un aiuto, di un vero e proprio intervento da parte del medico e dello psicologo; questi stabiliranno se il bambino gode di salute fisica e mentale o quantificheranno l'eventuale handicap.
Nella valutazione dei deficit mentali vengono somministrati al bambino una serie di tests che stabiliranno il quoziente di intelligenza, Q.I., cioè il rapporto tra età mentale ed età cronologica, e questo serve per appurare se il bambino è nella norma, sopra o sotto.
L'insufficienza mentale non ha solo cause organiche, anche se ci riferiremo quasi esclusivamente a questa nel corso dell'articolo, ma può essere un fenomeno che si accompagna a difficoltà socio ambientali e psico-affettive.
E' importante sottolineare che qualsiasi sia stata la causa, questa ha portato ad un difetto intellettivo; quanto prima è insorto questo handicap tanto più grande sarà lo svantaggio psico-fisico. Precisiamo psico-fisico perché nella realtà non esistono malattie fisiche che non alterino anche la psiche, e malattie psichiche che non incidono sul fisico. Nel caso del deficit mentale potremo avere o meno tutta una serie di complicazioni a seconda della lesione del Sistema Nervoso Centrale (S.N.C.), della sua estensione, sede ed età di insorgenza.
Per definizione l'insufficienza mentale è così delineata: "...insieme di una vasta gamma di condizioni che si presentano con grado, causa, patologia, aspetti sociali diversi, caratterizzati però danno stato e da uno sviluppo incompleto della psiche, in modo tale che l'individuo è incapace di adattarsi all'ambiente sociale in modo ragionevole, efficiente ed armonioso...".

Troppo spesso ci focalizziamo unicamente sull'intelligenza, e poco sulla persona nella sua totalità, ci interessiamo più a quanto un bimbo rende che a come vive e quanta dignità conserva. Riportiamo il nostro sguardo sulla persona, e non solo sulla macchina dell'intelligenza inceppata.

Qualunque sia la causa di insorgenza del disturbo vi è recuperabilità, cioè la probabilità di far progredire l'individuo verso un migliore adattamento al mondo esterno.
Il grado di recuperabilità dipende dall'età in cui il soggetto è sottoposto a rieducazione, dalla collaborazione del suo ambiente familiare, dalla sua socialità e dalle varie complicazioni psichiche cui può andare facilmente incontro l'insufficiente mentale. Dobbiamo considerare infatti che queste persone hanno un rapporto anomalo con la realtà, che va sempre più complicandosi, date le attese della famiglia e della società; per la loro patologia possono difficilmente acquisire uno schema corporeo, in età adatta, ovvero la consapevolezza del proprio corpo, delle sue parti e delle relazioni spazio-temporali che questo ha con l'ambiente, e quindi acquisire un valido sistema di riferimento per rapportarsi con l'altro e con il mondo.
Una distorsione o un ritardo psicomotorio portano ad esempio alla difficoltà di comunicare e fissare il significato dell'esperienza, e quindi risulta facilitata la regressione e la chiusura di questi soggetti che più di ogni altro hanno bisogno di ricevere attenzioni e cure affettive.
Troppo spesso ci focalizziamo unicamente sull'intelligenza, e ci interessiamo troppo poco della persona nella sua totalità, ovvero ci interessiamo più a quanto un individuo renda scolasticamente e socialmente, anziché verificare come vive e quanta dignità umana conserva.
Tante volte è più frustrante un programma scolastico non portato a termine, o un figlio che non si può "esibire", che non la consapevolezza che la nostra incapacità di ascolto porta tanti individui a frustrazioni così grandi, che la loro unica difesa è quella di distaccarsi sempre di più dalla realtà, che diviene a sua volta "insufficiente" per loro.
Questi soggetti hanno infatti in genere fissazioni a stadi evolutivi precoci, con meccanismi di difesa arcaici, che li portano a ricercare soprattutto tipi di attaccamento molto primitivi con rapporti soprattutto oggettuali ed automatismi ritmici; generalmente hanno un'estrema dipendenza, insicurezza e poca capacità di sopportare le frustrazioni, scivolando spesso in meccanismi depressivi, di distacco dalla realtà o di attacco in termini di aggressività.

Le possibili cause
Fra le cause prenatali hanno particolare rilievo le patologie infettive. Sia che le cause possibili siano esogene (all'interno della madre) che endogene (al di fuori) il feto corre grossi rischi di menomazione.
Ci sono inoltre effetti negativi legati alle patologie ginecologiche.
Tra le cause perinatali vanno prese in esame tutte le alterazioni del parto e lo squilibrio dovuto all'adattamento alla vita extrauterina.
Tra le cause post-natali si possono annotare quelle infettive da vaccinazioni, da traumi cranici, tumorali, degenerative etc.
Esistono poi danni di origine genetica che portano alterazioni cromosomiche.
Quando ci immaginiamo un i.m. dobbiamo pensare ad una persona che ha innanzitutto un difetto di assimilazione dell'esperienza.
Ogni processo percettivo è insufficiente, ma non perché l'anomalia sia negli organi di senso, ma bensì a livello cerebrale ove arrivano gli impulsi degli organi di senso.
L' i.m. non sa porre la percezione nel giusto contatto temporo-spaziale e quindi fissare nella memoria le varie esperienze, bensì sovrappone o stereotipizza.
Di solito a tutto questo si accompagna una difficoltà motoria e del linguaggio, che in gran parte deriva (come ho specificato prima, parlando dello schema corporeo) dalla precedente incapacità cerebrale.
In ogni caso anche nel meno grave noteremo una differenza sostanziale tra il bambino normale e quello i.m.,poiché quest'ultimo difetterà di pensiero astratto, intendendo con questo la capacità di distaccarsi dal reale, mantenendo il concetto.
Il pensiero del bambino insufficiente si stereotipizza e nella abitualità ricercata dal soggetto, non arriva alla creatività o alla iniziativa intellettuale.
Questi b. inoltre presentano ritardi affettivi e come abbiamo detto fissazioni alle prime fasi dello sviluppo, così saranno spesso egocentrici, impulsivi ed aggressivi.
In ogni caso l'obiettivo nella rieducazione rimane l'autonomia, l'auto-coscienza e l'adattamento. Per realizzare questi obiettivi nell'i.m., è necessario un lungo ed approfondito intervento che comunque varia da soggetto a soggetto.
L'intervento va adattato al soggetto e va gradualizzato secondo il suo ritmo.
L'educatore è strumento guida poiché l'i.m. non ha una propria iniziativa, e deve accompagnare il bambino lungo tutte le tappe evolutive, rielaborando quelle non vissute in modo corretto. Molto spesso tutto questo diviene un'induzione ad abitudini corrette con relativi comportamenti automatici.
Accanto a questo recupero generale andranno poi affiancati quelli specifici, che comprenderanno le singole lezioni con interventi di psicomotricità, psicoterapia, ortofonia etc.
Tutti questi interventi hanno esiti positivi se l'individuo vi viene sottoposto molto precocemente. Tantopiù il soggetto è giovane tanto più la corteccia cerebrale è in uno stadio precoce della sua evoluzione.
Dopo una prima diagnosi si può procedere a determinare le varie tecniche correttive e le modalità o i tempi d'intervento.
In genere:

Disturbi organici (o patologici)
Fisioterapia
Ortofonia
Psicomotricità
Terapia occupazionale.
Disturbi neurologici (o neuropatologici)
Ortofonia
Psicomotricità
Terapia occupazionale
Educazione senso-percettiva
Tecniche didattiche per dislessia e disgrafia
Tecniche di condizionamento sfinterico.
Disturbi psicologici (o neuropsicopatologici)
Condotte educative
Tecniche educative relative ai meccanismi psicopatologici
Tecniche didattiche speciali.

Per programmare il piano educativo del bambino, è bene fare una diagnosi funzionale in modo che gli operatori che lavorano intorno al caso hanno la possibilità di scegliere strategie educative e controllare i vari progressi o le stasi. Come schede di osservazione, gli insegnanti e gli operatori (con l'aiuto a volte dei genitori) possono compilare liste di rilevamento strutturale o checklist che valutano le capacità del soggetto attraverso esercizi che vanno dal più semplice al più complesso.
L'indagine verte sulle abilità motorie, linguaggio e comunicazione, abilità sociali, autonomia personale.
Il parametro di riferimento è quello di uno sviluppo normale tipico medio, sia per l'evoluzione fisica che psichica.
E' molto importante comunque ribadire il vecchio ma sempre attuale concetto di evitare etichette.
La valutazione del bambino, va fatta per poter preparare un piano terapeutico con una strategia-ben indirizzata a quel soggetto, ma non dovrebbe lasciare spazio alla creazione di preconcetti e attese del sintomo che è evidenziato sotto quella etichetta riferita al soggetto.
Questo è un concetto importante per ogni tipo di diagnosi e per ogni tipo di disturbo.
Ciò che si raccomanda è che la verifica sia costante, e affianchi tutto il cammino dell'individuo in modo da verificare prima, durante e dopo l'intervento, ed eventualmente portare modifiche al piano di trattamento.
Altrettanto importante l'eliminazione del preconcetto che soltanto il personale specializzato può essere di aiuto, per cui è importante reinvestire energia nell'ambito familiare e specificatamente nei genitori. Ci sono sia pubblicazioni che corsi di informazione per genitori, che si propongono affinché alla famiglia venga offerta la possibilità di acquisire una consapevolezza della potenzialità e della capacità dei loro figli.
E' attraverso una partecipazione veramente attiva che si può evitare l'isolamento sia del bambino che del genitore, proponendo invece il formarsi di una forza attiva per eventuali richieste alla società, alla comunità ed al sistema in generale.
E' bene che la società e il mondo della sanità in generale si sensibilizzi a favore degli individui che hanno bisogni così importanti. E, al di là di tutto, comunque un genitore attivo è una carta vincente per il figlio che trova continuità di stimolazione anche nell'ambiente extrascolastico.
Anche se tutte queste informazioni sono state date in modo breve e sommario, spero inducano i genitori a prendersi cura dei loro figli, prima della nascita, eseguendo analisi oggi possibili ed accertanti certi limiti o no della coppia genitoriale, e successivamente alla nascita esami e controlli ripetuti del bambino per poter giungere in tempo per ogni eventuale scompenso.